mercoledì 29 maggio 2013

Collectible or Living?

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Quest’anno è il ventennale del famoserrimo Magic: the Gathering. Un’età niente male per un capostipite dalla salute invidiabile d’un genere che invece non se la passa proprio benissimo.
I Giochi di Carte Collezionabili, Collectible Card Games per gli anglofoni e CCG o GCC per gli amanti degli acronimi e delle sigle speculari, sono stati una droga per me fin da subito. Anzi una famiglia di droghe. Sì, perché un gioco di per sé porta dipendenza, e parecchia nella maggior parte di casi, ma io sono andato oltre e sviluppavo una dipendenza per le dipendenze. Probabilmente, molto probabilmente in realtà, non sono nemmeno l’unico: sono pronto a scommettere che una buona parte dei lettori sta già alzando la mano.

La prima dose la prendi tra i banchi di scuola, vedi un gruppetto di amici che sta sempre in disparte in un angolino a ricreazione e ti domandi che diavolo stiano facendo. Maneggiano degli affari simili a figurine, le scambiano anche, ma non tirano mai fuori un album e non le staccano mai. Ah no, ecco, un raccoglitore ce l’hanno ma… e quello che diavolo è? Convinto di volerne sapere di più ti avvicini, metti in mute la coscienza che si sbraccia per farti capire a gesti quale enorme errore tu stia per fare, saluti, fai le prime domande e ti viene rivolta quella fatidica, quella letale: «Vuoi provare? Ti presto le mie». L’inizio della fine.

I pusher più abili ti portano attraverso le tue prime partite, alimentano il tuo famelico bisogno di averne di più, di sapere quali colori esistano, quali tipologie di creature (ah, l’illusione di far mazzi su ogni tema, che nostalgia) quali combinazioni di carte siano le più usate, quali siano le tipologie di buste d’espansione, quali le differenze, quanto costino. Eccoci. A un passo dal baratro il pusher esperto ti dice tutto, incalza, ti regala delle carte dal valore complessivo di un chewing-gum masticato, sputato, raccolto, rimasticato, risputato e calpestato con forza, dopodiché ti accompagna a comprare i tuoi primi pacchetti. Per consigliarti, diceva lui, perché la fuori è pieno di avvoltoi, diceva lui, impegnato a sistemarsi la maschera da uomo sopra il becco ricurvo. E ti spinge nel baratro.

Potrei continuare a parlare di quel vortice vendicativo in cui ogni giocatore storico (inutile far finta, sì, anche tu lì, tu che fai no con la testa) si ritrova coinvolto, quel processo automatico che ti porta a fare almeno una volta uno scambio vantaggioso sfruttando la poca conoscenza del malcapitato, memore di quante volte l’abbiano fatto con te all’inizio del tuo percorso. L’ho fatto anch’io a discapito di un amico d’infanzia. Non manca di rinfacciarmelo ogni volta che ci vediamo, quindi fidatevi: il karma mi ha già punito e l’ha fatto con interessi smodati. Comunque si diceva di cambiare argomento e lo faremo.
Sì. perché i tempi sono cambiati, la rarità delle carte è indicata sulla carta stessa e i relativi prezziari sono a portata di smartphone. Sì, ve ne ho già parlato, infatti la smetto. Il punto è che anche le aziende produttrici si sono messe al passo coi tempi, guarda caso.



Negli anni Novanta proliferavano i cloni di Magic, ne nascevano in continuazione, ad una velocità che aveva dell’allarmante. Per concepire gli Zerg di Starcraft probabilmente si sono ispirati al bancone dei negozi nerd dell’epoca, e in Italia il fenomeno era anche piuttosto limitato. Ricordo come se fosse oggi un mio viaggio in Inghilterra nei primi anni del nuovo millennio, quando probabilmente il tutto raggiunse il suo apice, fomentato anche dal fenomeno Pokémon. Nello stivale avevo acquistato praticamente lo starter di ogni gioco esistente, oltralpe e oltre la Manica la quantità di starter a disposizione superava di gran lunga la portata del mio portafoglio.
Curioso come tra questi titoli vi fossero anche il Richiamo di Cthulhu, Netrunner, il Signore degli Anelli, Warhammer, il Trono di Spade e tanti altri. I più attenti di voi hanno probabilmente già capito dove voglio andare a parare. Il punto è che ce n’erano tanti, veramente tanti; fin troppi. E infatti le loro teste hanno cominciato a cadere, una dopo l’altra sotto la mannaia della cessata stampa, mossa del boia successiva o contemporanea alla cancellazione di eventuale attività torneistica ufficiale.

Traditi dalle stesse aziende produttrici, spesso i giocatori portavano avanti la loro passione ugualmente con entusiasmo che durava nei mesi, anche negli anni, ma che prima o poi era destinato a svanire. Fino a un giorno. Un giorno in cui alla Fantasy Flight Games si sono svegliati e hanno fatto due conti. Qual è stato il fattore che ha condannato i CCG a crollare uno dopo l’altro in un impietoso domino inarrestabile? Probabilmente il peso economico e d’impegno che comporta quella prima C: il collezionabile. Uscite costanti, non sempre interessanti per tutti gli utenti e soprattutto vastissime oltre che costose. Sì, perché se anche poteva esserci qualcosa che ti serviva a ogni costo in una nuova uscita, ti toccava scavare in un mare di altra roba inutile prima di procurartela. E mica una sola poi! Nossignore, tre o quattro copie a seconda del gioco e delle necessità.


Insomma torniamo all’ufficio della FFG.
«Cosa possiamo fare per riproporre quei giochi, perché dannazione meritavano davvero, senza dover entrare nuovamente in quel giro di schiaffi economico smisurato?»
«Io c’ho un’idea» la voce stridula anche se appena schiarita d’un nerd in fondo alla sala «e se li travestissimo da Giochi da Tavolo?».



E così fu, nacquero i Living Card Game, che come il nome stesso suggerisce sono forse l’ultima forma vivente di gioco di carte. Che poi è pur sempre collezionabile, ma senza la follia legata alle sue prime incarnazioni. Sì, Magic è ancora vivo e vegeto, è stata l’apertura dell’articolo. Ma quanti altri possono dire lo stesso? Le eccezioni sono ormai pochissime e sfido oggigiorno a lanciarne uno nuovo e durare più di tre anni. Ovviamente aspetto i vostri commenti in cui mi dimostrate che sbaglio. No, ho detto oggigiorno, World of Warcraft ha avuto albori in tempi non sospetti quando i LCG non erano ancora completamente sdoganati.

Collezionabile, dicevamo, perché dopo la confezione base escono comunque delle piccole espansioni, ma lo fanno con un ritmo e una formula decisamente più gestibile. Innanzitutto la dimensione, una media di dieci-venti carte, spesso in triplice copia o comunque in numero sufficiente per non dover effettuare più di un acquisto, cadenzate ogni mese circa in confezioncine autonome che da sole rispondono a tutte le esigenze del giocatore e del collezionista. In effetti un colpo di genio. Il che ci riporta ai titoli snocciolati prima.
Il Richiamo di Cthulhu, Netrunner, il Signore degli Anelli, Warhammer ed il Trono di Spade sono tutti ottimi esempi di questa trasformazione e del rinnovato successo di pubblico riscontrato con essa.

Sì, bene, ok. E quindi? Quindi nulla, sull’articolo c’è il tag sapevatelo, è la solita arringa vuota. Fondamentalmente mi premeva rimarcare come una categoria di prodotti a me così cara sia stata mutata negli anni per trovare una formula vincente che le consentisse in qualche modo di sopravvivere agli eventi. Sorprendentemente mi è piaciuta e volevo invitarvi a farne la conoscenza. Sorprendentemente perché sono un tradizionalista, accolgo con scetticismo i cambiamenti. E se va bene a me…



Vi lascio con una speranza più che una considerazione. Tra tutte le droghe cartacee con cui ho inebriato la mia mente negli anni passati, d’una più di tutte sento mi pesi l’astinenza. Un gioco ormai defunto che ha significato tanto per molti di noi, uno sguardo rivolto ai tutori, all’assottigliarsi del fattore casualità. Oggi, come ogni giorno, metto un fiore sulla sua tomba, sperando che quel nerd alla FFG si schiarisca la voce e proponga di aggiungerlo alla lista dei soggetti da riportare in vita. La speranza, si sa, è l’ultima a morire.
Mi manchi, Vs System!




Deo Divvi, non pago di bloggare a vanvera, è anche impegnato in 2 progetti largamente attinenti al mondo del fantastico: un serial book fantasy dal nome "Il Cubo di Enascentia" e Thy Shirt, un sito di magliette nerd.
Collabora inoltre con Cultura Ibrida, il blog della casa editrice Lettere Animate.

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1 Response to Collectible or Living?

Alessandro Ciccotelli
12 giugno 2013 alle ore 17:17

Tanto per dire: Netrunner è al quinto/sesto posto della classifica dei migliori giochidatavolo su BGG !

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