lunedì 18 marzo 2013

Vita e morte dei Robin

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Ok, diciamoci la verità: fare i Robin fa schifo.
Se ci pensate bene, Batman rimane sempre Batman, è un lavoro a tempo indeterminato, più solido di una posizione come contabile al comune, mentre fare il sidekick è un mestiere che termina in soli due modi possibili: o muori o a un certo punto ti rompi le balle di stare a saltellare in giro a fare il pettirosso (perché il pettirosso, poi? Il pipistrello è simbolo della notte, il pettirosso di che?) e ti trovi un’altra occupazione, di solito meno degradante.
Attualmente siamo a quattro Robin (Stephanie Brown non la conto neanche morto), e ho notato una formula matematica assai interessate: quelli di numero dispari sopravvivono, quelli di numero pari stirano le penne.

Prima di approfondire il discorso, però, vorrei far notare una cosa: com’è possibile che Bruce Wayne adotti continuamente minorenni maschi e nessuno dica niente? Cioè, ok che in Italia per una cosa del genere ti fanno presidente del Consiglio, ma nessuno si è mai posto domande, nella città di Gotham City, su questa passione del noto miliardario scapolo per i giovani virgulti da avere sempre al suo fianco? E nessuno ha mai collegato la sparizione di una spalla del Cavaliere Oscuro con la contemporanea scomparsa di uno dei pupilli del buon vecchio Bruce? Mah!
Comunque, torniamo alla formula matematica di prima e analizziamo bene i quattro Robin.



Dick Grayson: il primo, il migliore e anche quello che ci dobbiamo sciroppare come erede del mantello. Dick vede i suoi genitori uccisi da un boss della mala, Bruce così, per sfizio, lo adotta e ne fa la sua spalla, Dick si rompe le palle dei metodi del buon crociato scappucciato e lo sbologna per diventare Nightwing, una sorta di Batman fatto male che usa lo stesso stile di lotta di Daredevil, ovviamente senza l’inconveniente dell’handicap. E l'handicap di cui parliamo è essere un avvocato.
Unico fatto positivo: si tromba Starfire.










Jason Todd: nel reboot, Jason è una creatura del Joker, un bambino a cui la vita è stata rovinata dal pagliaccio del crimine solo per dare a Batman una spalla con evidenti problemi di controllo della rabbia (ci sarebbe da chiedersi come mai, fra tutti i bambini che hanno perso i genitori, doveva scegliere proprio questo, ma credo che la risposta sia “fatevi i cazzi vostri”). Jason Todd era talmente odiato dal pubblico che la DC decise di lasciare il suo fato in mano ai lettori: alla fine della storia in cui veniva colpito con un piede di porco e legato ad una bomba, c’era un numero di telefono.
Chi voleva. poteva chiamare e dire “MUOOOOOOOOORI”, oppure no. Stranamente, alla fine non c’è stato neanche bisogno di contare i voti. Jason muore, resuscita come un idiota grazie a uno dei pugni magici di Superboy Prime che alterano la continuity (e sì, ragazzi, come mi manca Infinite Crisis) e viene buttato in un pozzo di lazzaro da Talia.
Ritornato in forma si addestra con i peggiori criminali del mondo e diventa Cappuccio Rosso, un personaggio con una storia editoriale talmente idiota che non ha senso affrontarla.




Tim Drake: ed eccoci al Robin numero tre e quindi destinato a sopravvivere.
Drake decide di diventare Robin perché Batman ha bisogno di una spalla, scopre l’identità segreta di Bruce e Dick e viene accolto nella famiglia. Tutto qui. Voi pensavate chissà quale storia, e invece.
Tim è diverso dagli altri in che cosa? Boh. Dicono che sia un ottimo detective e un notevole stratega. Non ne ha dato grandi prove, ma ci crediamo sulla fiducia, ok? Ok.
Nel reboot decide, non si sa come mai, di diventare Red Robin: si mette un paio di ali (non c’entra la nota bevanda energetica) e nel reboot è uno dei fondatori dei Giovani Titani.
Ah sì, prima del reboot suo padre viene ucciso da una capitan Boomerang grasso. Lasciamo stare.







Damian Wayne:  Il mio preferito.
Figlio biologico di Bruce Wayne e Talia Al’Ghul, addestrato dalla Lega degli Assassini, è il Robin più giovane, avendo solo intorno a una decina di anni.
Un personaggio costruito veramente bene, con pulsioni omicide che nel corso della storia vengono incanalate positivamente.
È il Robin migliore di tutti, ma ha il solo difetto di essere il numero quattro e quindi destinato a fare una brutta fine.
Viene impalato da un suo clone più vecchio e, invece di essere buttato in un pozzo di lazzaro, suo padre lo seppelisce. Che poi, Bruce, esistono i pozzi di Lazzaro, perché non usarli?
La storia della morte del quarto Robin apre una serie di pipponi nelle varie testate, pipponi inutili perché non ci permettono di godere degli effetti di Death of the Family (il Joker/Leatherface torna e fa un casino che poi si risolve in niente). Insomma che bisogno c’era di far morire Damian? Sarebbe stato un personaggio figherrimo da far crescere, ma a quanto sembra la maledizione del numero pari non perdona.
 


Detto questo forse avremo un quinto robin (destinato quindi a cambiare mestiere invece di morire), una ragazzina dai capelli blu e dal piercing al naso, che si sta addestrando, dopo essere stata salvata dal Cavaliere Oscuro, proprio per questo.

Ovviamente ora come ora Bruce non vuole nessuno a seguirlo (e figurati, come perdere questo momento di dramma che di sicuro piacerà ai lettori), ma tanto lo sappiamo che in fondo in fondo a noi tutti piace vedere un idiota, maschio o femmina che sia, che saltella di fianco al nostro crociato incappucciato, fosse solo perché il Kevlar ormai costa troppo.

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