giovedì 20 dicembre 2012

Maximum clownage - antefatto

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Sì, lo so che tutti penserete che qua parleremo di Carnage, ma mi spiace, non è così.
Ah, gli anni Novanta, l’inizio della cosiddetta Iron Age del fumetto, in cui abbiamo visto la morte di Superman, Batman con la schiena spezzata e dove un’arma era letale solo in base alle sue dimensioni. Fu così che in questo periodo di restyling la Marvel decise di proporre un ciclo di storie che divenne famoso per la sua cattiva gestione: la saga del Clone.

La storia prende spunto da un episodio degli anni passati dell’Uomo Ragno, quando ancora andava al liceo e, dopo la morte di Gwen Stacy, si presenta uno degli avversari più idioti della saga: lo Sciacallo, il professore di biologia di Peter Parker che, oltre a essere innamorato della bella biondina, aveva anche un altro hobby: quello della clonazione. E come tutti i super cattivi da fumetto, dopo aver scoperto una tecnologia innovativa la risposta non è stata certo quella di brevettare la tecnica e fare i miliardi vendendo organi, no, la soluzione è chiedere dei campioni di sangue ai suoli allievi (all’epoca si vede che la privacy era un concetto che ancora non era nella testa delle persone) e usarli per sperimentare nel proprio laboratorio. Come sappiamo, le scuole americane sono all’avanguardia e hanno tecnologie che neanche i laboratori delle aziende private possono permettersi.
Dopo aver creato una copia di Gwen e di Peter e aver quindi scoperto che il nostro amabile docente tanto normale non è, il buon professor Warren decide di indossare un ridicolo costume ispirato da un nobile animale: il coyote verde del Molise.

Lo Sciacallo quindi gioca con la mente e il cuore del povero Peter e alla fine lo cattura, costringendolo a lottare contro il clone, utilizzando anche qua una tecnologia che nessuno a parte lui era in grado di conoscere e che come basi scientifiche si avvicinava molto alle teorie del mago Otelma: sembra infatti che se uno fa una puntura nel cervello sia addirittura in grado di copiare i ricordi! Così, senza badare alle complicazione etiche di cosa vuol dire avere due individui con gli stessi ricordi e lo stesso DNA, i due Parker si affrontano e alla fine il “clone” muore a causa di una bomba.
L’originale Peter, convinto quantomeno di essere il vero perché innamorato di MJ (sì, lo so, non fa una piega, di sicuro è una prova che conta in tribunale) decide quindi, essendo un buono, di dare una degna sepoltura al suo amico buttandolo in un comignolo industriale per carbonizzarlo, del resto si sa, l’Uomo Ragno è un bravo ragazzo. Mai scelta fu più sfortunata! Infatti il clone non era morto ma semplicemente svenuto, perché è noto che quando finisci ucciso da una bomba non ci sono segni fisici evidenti e che Peter, per quanto uno scienziato geniale, non ha mai seguito una puntata di Esplorando il corpo umano e quindi non sa che ci sono dei segnali per riconoscere un cadavere da un individuo vivo.

La nostra simpatica fotocopia decide quindi di sparire dalla circolazione – comprensibile data la sete di sangue di Peter – e di girare il mondo vestito come tamarro in sella a una moto, usando come nome Ben Reilly (zio Ben + cognome della zia May), dimostrando come nell’America pre 11 settembre cose come documenti d’identità venissero considerati delle quisquilie o degli ornamenti. E così per vari anni il buon Ben gira per l’America non si sa per quale motivo e non si sa a fare cosa, finché un giorno non riceve la notizia che la zia May è stata male… per l’ennesima volta, e decide di andare a trovarla (quando si stava per sposare con il doctor Octopus invece era chiaro stesse una favola).
Arrivato a New York si aprirà una serie di eventi che rovineranno per i mesi successivi tutte le testate dell’Uomo Ragno e che renderà famosa la saga che si aprirà come una delle peggiori storie degli anni Novanta (e ce n’erano di brutte), ma di questo parleremo meglio la prossima volta.

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